lunedì 6 dicembre 2010

Natasha Bedingfield, "Unwritten" (2004)

Video musicale

E’ la canzone e l’album di debutto per la cantante britannica nel 2004.

E’ curioso il cognome di Natasha: letteralmente piantare il campo. Viene anche richiamato il letto.

La musica viene usata per la sigla del telefilm “The Hills”, ambientato a Hollywood.

Il video ha due versioni.

La prima ha a che fare con un ascensore.

La seconda con un libro.

Nella prima, l’inizio ha una ripresa di un palazzo – sembrerebbe ottocentesco- al tramonto, come se qualcosa andasse in declino. Sia il tramonto sia lo stile dell’edificio potrebbero sottolineare questo: un andamento all’indietro invece che in avanti.

Poi la cantante prende l’ascensore, si ferma al n8 dove sale un ragazzo.

L’anormale del video è che ogni volta di una fermata le porte si spalancano su un paesaggio diverso e inusuale: uno splendido prato al tramonto con palme e o con fiocchi di neve o con pioggia di petali, comunque qualcosa di etereo; una strada animata da bimbi giocanti; una foresta baciata dal sole.

Intanto in ascensore arrivano le persone più disparate: il ragazzo già nominato, una ragazza in lacrime, una coppia, un papà con figlia e un signore delle pulizie.

Arriva un coro gospel vestito di nero. Poi un’altra coppia e infine il ragazzo di partenza.

La cantante scende nella foresta e lui la insegue.

La seconda, a mio parere, è più bella e c’è più da riflettere.

Una stanza, specie di biblioteca. Una donna che consulta un libro, lo posa e si vede la foto di Giuseppe Verdi.

Più in là c’è un libro con un fiocco e con in copertina Bedingfield. E proprio lei sul libro inizia a cantare. Sullo sfondo c’è un paesaggio che non si capisce bene, ma sembra idilliaco.

Il nodo si scioglie e diventa braccia e gambe del libro e inizia a muoversi.

Si guarda con gli occhi del libro. Lo sguardo si alza di molto fino al soffitto. Qui troviamo una decorazione a fiore di 8 punte e il soffitto è come un cielo, o si mimetizza nel cielo?

Il libro si arrampica sullo scaffale. Vengono inquadrati libri vecchi e su uno sembra esserci (non sicuro) la scritta Hukur (isola).

Poi il libro vede un gabbiano. Dopo si arrampica su un libro, all’interno dello scaffale.

Arriva in cima e in basso vede una città e compare la scritta “Un voyage au fond”. Piove e allora la cantante-copertina apre un ombrello.

Nel paesaggio da horror sotto la pioggia si nota dei calcoli e dei disegni strani, anche una stella a otto punte.

Vicino a dove si arrampica il libro ci sono impronte di scarpe e poi c’è una scritta che non si capisce.

Il protagonista si ripara dal freddo ritirandosi in una grotta fatta di libri e accendendosi un fuoco con alcune sue pagine.

Intanto fuori nevica. Sara’ passata solo la notte o più tempo, visto che a lato compaiono date?

La cantante allora ha una cuffia e abbigliamento invernale.

Vengono inquadrate rocce innevate che han forma di volto.

Il libro si arrampica sul ghiacciaio e compare scritta okawanna.

Il ghiacciaio si illumina in certi punti e vicino c’è la pagina di un diario quasi a indicare che è un tutt’uno.

Arriva in cima e vede una colomba luminosa, forse segno di pace interiore dopo la lunga faticata. Ma prima di tirarsi su’ cade inesorabilmente. Il libro si disintegra e un pezzo di pagina finisce in mano a una donna che in quel momento sta leggendo un libro. La donna si guarda intorno e vede che piovono pagine scritte.

Inquadrano la strada e donna dall’alto e sulla destra c’è NB (natasha bedingfield oppure nota bene).

La musica, oltre il video, mi da’ una sensazione come di scalata, come se dovessi faticare ma alla fine succede qualcosa di positivo. Come se pezzo dopo pezzo di roccia, dopo mano e mano, la soddisfazione di essere in cima e di avercela fatta tutto da solo è infinitamente grande. Il paragone con la vita è evidente: anche il percorso umano di ognuno di noi è un’arrampicata.

Per non parlare dell’arrampicata sociale. Arrivare ad avere il lavoro più prestigioso, la casa più grande e meglio arredata, i vestiti firmati, le auto di lusso. Ma alla fine chi troppo vuole nulla stringe e come il libro che cade anche noi finiamo per scivolare.

Tutto questo mi ricorda il film “Pagemaster” dove i libri sono proprio vivi. Film del 1994.

La trama è: Richard Tyler è un bambino che ha paura di tutto, da salire le scale al buio. E tutto perché si basa sulle statistiche degli incidenti, soprattutto domestici.

Un giorno il padre gli affida il compito di andare a comprare dei chiodi. Lui si incammina, ma nel frattempo scoppia un temporale. Allora si rifugia nel primo posto vicino: una biblioteca.

Mentre si aggira per questo luogo, rimane estasiato dal soffitto.

Intanto il suo giaccone gocciola, scivola, batte la testa e sviene.

Da qui inizia la sua avventura con i libri, Horror, Adventure e Fantasy.

Horror corrisponde a Dottor Jekyll e Mr Hide; Adventrure a Moby Dick e Fantasy è più aperto e sarebbe il mondo di fate.

Ma tutto questo sarà reale o è frutto del colpo alla testa?

Un altro collegamento a cui mi rimanda il video è il libro “La città dei libri sognanti”. (pub sul blog)

Per me un vero capolavoro.

L’autore è Walter Moers, pubblicato in Germania nel 2004.

L’ambientazione ha due luoghi: la superficie di Librandia e le catacombe della stessa.

Il protagonista è il dinosauro Ildefonso. Questo parte alla volta di Librandia per capire il mistero del manoscritto lasciatogli in eredità dal padrino, Danzelot lo Spaccasillabe.

La nuova città sembra un’immensa libreria antiquaria, ma è piena di pericoli, mostri e libri dotati di vita. Qui, nelle catacombe troviamo i “librovori” che sono l’alter ego di vari scrittori, come per esempio

Ali Aria Ekmirrner – Rainer Maria Rilke

Perla La Gadeon – Edgar Allan Poe

Ydro Blorn – Lord Byron

E molti altri.

Alla fine il protagonista otterrà l’Unza, cioè l’ispirazione poetica, e vedrà l’alfabeto delle stelle.

In attesa che mi venga l’Unza pubblico quest’articolo.

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