lunedì 6 dicembre 2010

Scissor Sisters, “I Don't feel like dancing” (2006)

Gli Scissor Sisters nascono a New York nel 2001, dalla fiorente scena gay locale. Lo stesso nome del gruppo, sintetizzato nel simbolo grafico di un paio di forbici le cui lame diventano due gambe femminili, deriva da un termine in uso per identificare una pratica lesbica. In realtà, al di là della citazione maliziosa, il simbolo grafico pare sintetizzare sia la voluta ambiguità identitaria del gruppo sia sotto un profilo sessuale che sotto quello dell'ambivalenza organico/macchina. Tale doppio binario interpretativo è chiaro soprattutto nel video finora più noto e più riuscito del gruppo, “I don't feel like dancing”, del 2006.

Il video inizia all'esterno di un cinema, con un ragazzino che fissa il manifesto su cui campeggia il nome del gruppo. Lo zoom ci conduce all'interno del manifesto, dove vediamo sullo sfondo il cancello della “Maniac Mansion” dove sarà ambientato il video ed un misterioso oggetto pseudoscientifico formato da tre provette attaccate ad un elemento centrale.

Le immagini che sembrano ricostruire una sorta di vecchio film d'epoca sul classico Mad Doctor e sui suoi folli esperimenti sono alternate a tradizionali immagini del gruppo intento a suonare il suo pezzo, fuse insieme su uno sfondo di fluidi colori psichedelici che accentuano la frammentarietà della scena. Ricostruire esattamente lo svolgimento del plot è volutamente impossibile: abbiamo però alcuni flash che indicano una direzione.

Il protagonista si sveglia all'interno di una cella, viene interrogato da misteriosi figuri in impermeabili neri, il volto nascosto; poi lo vediamo legato ad una sedia assieme alla cantante del gruppo, mentre cerca di liberarsi dai legacci. Non a caso la voce femminile, unico elemento del gentil sesso del gruppo, ha assunto il nome d'arte di Ana Matronic, con un chiaro rimando agli Animatroni, termine che indica i robot androidi utilizzati nell'ambito di parchi giochi e come effetto speciale cinematografico prima della computer graphic attuale (di cui gli italiani Rambaldi erano i massimi specialisti). Tutto il video è infatti permeato di un'ottica robotica, come vedremo ora.

Uomo e donna fuggono, inseguiti dai cani, giungono per via di un tunnel sotterraneo nel laboratorio segreto, dove accedono ai segreti più nascosti della villa degli orrori: una serie di volti, quelli ovviamente dei membri del gruppo, chiusi in una serie di scatole di vetro, connessi a supporti tecnologici che fanno pensare si tratti di protesi cibernetiche.

Un clone robotico della donna si muove a scatti stereotipati (in una scena successiva la vedremo giacere inerte in un angolo dello studio, il corpo mosso da spasmi occasionali) mentre in un ultimo cubo di vetro appare una faccia composta da frammenti dei volti di tutti i musicisti del gruppo.

Finalmente vediamo il volto del presunto cattivo della storia chiudere la teca che contiene il volto frammentato, e possiamo notare che la faccia è vuota, solo due luci artificiali brillano in luogo degli occhi, rivelandone la natura di cyborg. Egli si protende minaccioso sui due eroi mentre questi fuggono dal cancello della Villa, caratterizzato dal logo del gruppo degli Scissors (le lame di una forbice che si tramutano in due gambe di donna), a bordo di una vecchia limousine nera. Le immagini volgono al nero, e si torna alla scena iniziale con il bambino davanti al manifesto del cinema.

In una concezione più tradizionale, la duplicità biotecnologica è certo simbolo di quella sessuale, ma anche viceversa: la doppiezza sessuale diviene anticipazione della futura scena di confusione uomo/macchina.

Apollo 11

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