"Tanto tanto tanto" o Tanto al cubo, come viene talvolta trascritta la canzone, è stato premiato nel 2005 come miglior video italiano. In effetti questo video rap minimalistico del Lorenzo nazionale, rispecchia bene nella sua semplice struttura la composizione della canzone, giocata su uno scambio di domande e brevi, fulminee risposte. Un piccolo Jovanotti, simbolo del cantante, si aggira sperduto simbolicamente in un deserto, che può rappresentare la desolazione dell'Italia contemporanea, allora alla fine del secondo mandato berlusconiano, dato che il cantante - icona pop della sinistra - affermerà nel corso della canzone di trovarsi "in Italia" e dichiarandosi "meno sereno di prima".
Ad ogni modo, l'improvvisa apparizione di un ciclopico Jovanotti gigante interamente vestito di bianco, con lunghi capelli e barba biondi e ricci dall'aspetto profetico, interverrà facendo tremare la terra coi suoi passi mettendosi ad interrogare la figura del cantante, che fornisce risposte monosillabiche ma non per questo meno efficaci, nelle ironiche rime baciate. "Che cosa fai? Lavoro. Che cosa cerchi? L'oro".
Il gigante afferra fra le mani il piccolo cantante e continua le sue domande, finché questi, risposto a tutte le sue interrogazioni, rovescia nel finale, in parlato, le domande che gli sono state poste, domandando al gigante: "E tu come stai?". Al che l'altro ammutolisce, con espressione perplessa.
L'interpretazione del video, semplice ma efficace, sono state molteplici. Alcuni hanno richiamato Gulliver, e si potrebbe ancora più coltamente parlare di Micromegas di Voltaire, mentre i più hanno inteso questo dialogo interiore tra Jovanotti e sé stesso come un dialogo con Dio, favorito dall'iconografia del gigante biondo, barbuto e biancovestito, oltre che dalla presenza nel deserto, luogo monoteistico per eccellenza. Inoltre anche il testo supporta tale ipotesi: "Rido di me, di te, e di tutto ciò che di mortale c'è": quindi una divinità distante, indifferente, al limite blandamente incuriosita dall'umano, mortale e distante dalla sua immensità.
I più colti hanno richiamato - correttamente - Leopardi, in particolare un'operetta morale come "Dialogo della Natura e di un Islandese", dove viene però rovesciato il tema centrale: là è l'uomo che interroga la Natura deificata, qui è il Jovanotti titanico (o meglio: un'entità sovrannaturale che assume l'aspetto del cantante) a chiedergli distrattamente ragione di chi è e che cosa fa.
In ogni caso, una distratta riflessione sulla vita, l'universo e tutto quanto come è tipica del nostro cantante toscano, sempre piacevole da vedere e, nel suo stile apparentemente disimpegnato, meno superficiale di quanto si possa credere a una prima visione. C'è un ultimo parallelo che mi sembra interessante individuare, anche se non cambia di molto la prospettiva di tale dialogo: la figura bianca potrebbe anche essere, come lo stesso Jovanotti, appunto un Cherubino: un Angelo, altra possibile manifestazione di quel Divino con cui Lorenzo dialoga e che, in questo caso, avrebbe una coerente ragione di mostrare il suo stesso volto.
Apollo 11
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