mercoledì 29 dicembre 2010

George MIchael, "Shoot the dog" (2002)




"Shoot the dog" di George Michael è uno dei miei video preferiti. L'ottimo uso dell'animazione tradizionale - prima del trionfo dell'animazione digitale, anche nei video musicali - si lega alla satira politica, un tema raro nei videoclip, dove di rado appare una presa di posizione così marcata.

Il video è del 2002, ed è quindi un dissacrante attacco al premier laburista inglese Tony Blair, accusato di eccessiva vicinanza agli USA di Bush e alle loro guerre successive agli attentati dell'11 settembre. La canzone infatti inizia con Bush che non comprende nulla della situazione politica attuale, e se la fa spiegare da un generale con l'uso dei pupazzetti, ma ben presto l'attenzione si sposta sulla scena inglese.

Bush infatti tira una palla nel giardino della Casa Bianca e corre scodinzolante a prenderla lo stesso Blair, mentre Saddam Hussein tira un missile nucleare contro l'Inghilterra, trasformata in un colossale bersaglio: una critica, dunque, soprattutto rispetto alla seconda guerra americana, quella contro l'Iraq, apparsa decisamente meno motivabile col 9/11.

L'Italia appare citata di sfuggita nel video, per mezzo dell'arbitro collina: Blair infatti cambia canale vedendo la guerra nucleare, e si sofferma invece sul calcio (si erano da poco conclusi i mondiali del 2002, dove Collina era stato arbitro in finale, e anche in una partita dell'Inghilterra contro l'Argentina), ma anche qui appare insoddisfatto e trasforma la palla rotonda in una ovale - simbolo del rugby, sport americano per eccellenza - e quindi, tramutata l'Inghilterra in motoscafo, la porta ad ancorarsi per sempre agli Usa.

Una satira azzeccata e divertente, che proprio per questo suscitò un mare di polemiche soprattutto nell'opinione pubblica statunitense. Il caso rimase così pressoché isolato, e mantiene tuttora la sua godibilità. Nella copertina del Post, George Michaels clonato in una riedizione personale dei Simpson.

Apollo 11.

lunedì 27 dicembre 2010

GWEN STEFANI "What you waiting for?" (2004)









E’ un pezzo del 2004, della cantante Gwen Stefani che inizia la carriera da solista (era nel gruppo dei “No doubt”).

Il video inizia con lei in uno studio di registrazione. Il vuoto sul foglio. Deve a tutti i costi scrivere una canzone. Mentre fa una pausa vede un foglio “Blocco dello scrittore”. E’ un gruppo d’aiuto e decide di recarsi.
Parla con dipendenti, compila dei moduli ed è attirata da un coniglietto pupazzo.
A questo punto è di nuovo nello studio. Come fosse tornata indietro nel tempo.
Sul pianoforte c’è un grosso orologio da panciotto. Lo porta all’orecchio e poi guarda di nuovo sul piano. C’è il pupazzo coniglio, questa volta vivo e vegeto. Corre e le salta addosso. Per questo motivo si sposta all’indietro, si sbilancia e cade dalla sedia. Mentre tira l’orologio.
Dopo entriamo in un altro mondo. Lei di dimensioni grandi sdraiata in un labirinto di erba.

Siamo entrati nella dimensione “Alice in the wonderland”.
Il pupazzo sul pianoforte stranamente è rosa (Bian coniglio) e l’orologio è troppo grande per appartenere al Coniglio.
C’è una donna che recita la parte del Bian coniglio.
Gwen è diventata Alice.
Viene citata la scena di Alice che cresce a dismisura, dentro la casa del coniglio.
Due visi femminili la guardano dalla finestra: i loro volti sono dipinti dei semi delle carte (quadri, cuori).
Poi viene inquadrato lo studio. L’orologio sospeso nell’aria con le lancette che vanno all’indietro, e lei sulla sedia sospesa, non ancora ribaltata a terra.
Poi torniamo nuovamente nell’altro mondo.
E di nuovo nello studio, dove le pagine bianche magicamente si scrivono da sole.
Poi siamo nel mondo di Alice. La cantante alterna cappelli bianchi a cappelli neri. Che personaggio sia non si capisce bene.
Una donna tiene sottobraccio un maiale. Chiaro riferimento a quando Alice entra nella casa della Duchessa: qui la cuoca riempie ogni pietanza di pepe e la Duchessa culla un bebè che in realtà è un porco.
Il Brucaliffo ha tratti orientali e il suo abbigliamento fa pensare a un samurai giapponese. A conferma di ciò, il fumo che fuoriesce dalla bocca è una scritta giapponese.
Poi Gwen Alice ha un sontuoso vestito rosso, una grande corona, delle rose rosse in una mano e nell’altra tiene un cane. E’ palese che è la Regina di Cuori. Le rose rosse per sottolineare che la Regina voleva TUTTE le rose rosse: infatti quando alcune erano bianche le carte le pitturavano rosse. Curioso che invece di comparire lo Stregatto, compaia un cane. Si vedono due fenicotteri rosa: animali con i quali si gioca a criquet. Nel mondo di Alice le regole sono riscritte e tutte strambe.
Poi si vede Gwen gigantesca che piange: la famosa scena di lei che vuole entrare nella piccola porticina e inizia a piangere facendo una pozza di lacrime, un vero e proprio mare.
Infatti dopo Gwen nuota nell’acqua.
Qualche attimo dopo vedi Gwen china e dietro (come fosse il peggior incubo) la Regina di Cuori. La regina la spintona e la fa cadere nell’acqua. Forse a indicare che ci piangiamo addosso?
Le scene si alternano: Gwen in acqua, Gwen in studio, la donna coniglio che corre nel labirinto e Gwen la rincorre.
Dall’acqua in cui è caduta, Gwen atterra su una tavola imbandita in maniera particolare e insolita: è la tavola del Cappellaio Matto. Qui c’è un mobile, tutto nero, con un cassetto che si apre da solo. Una mano nera esce da lì.
Si fa riferimento all’indovinello che il Cappellaio Matto pone ad Alice : “Perché un corvo somiglia a uno scrittoio?”
Gwen esce dal cassetto. In Alice le regole della fisica e della normalità non esistono. E anche in questo video, per essere coerenti con il libro.
Poi vediamo lei sulla sedia in bilico che gira su sé stessa: in questo momento ha il vestito azzurro e il nastro nero in testa, tipico abbigliamento dato dal cartone Disney.
Quindi i due mondi si sono incrociati, poiché la sedia in bilico era nello studio.
Torniamo nel mondo reale. La cantante, nello studio, prende il microfono e inizia a cantare.
Infine pare che i due mondi siano nuovamente distinti. Lei canta nella realtà e dall’altra parte c’è Gwen grande, la Regina, la donna coniglio.
Nello studio di registrazione lei canta e balla. Ha come pubblico quattro donne orientali.
Finisce la canzone e la sedia in bilico crolla.

Vediamo la donna che faceva compilare un modello a Gwen. Perciò siamo ancora nel gruppo “Blocco dello scrittore”, ma per fortuna il blocco è andato via.

E’ ovvio il riferimento del titolo della canzone: il Bian Coniglio che ha sempre fretta e guarda sempre l’orologio ed esclama “E’ tardi, è tardi!”. E allora “cosa stai aspettando?” Chi si ferma è perduto!

Il video ha vinto il premio dato da mtv come miglior video dell’anno.
E si capisce il perché.

LaB

giovedì 23 dicembre 2010

Tiromancino, "Per me è importante" (2002)


Il video dei Tiromancino del 2002 costituisce uno dei primi video italiani basati interamente sull'animazione digitale. Il video, inoltre, si caratterizza per la capacità di raggiungere risultati qualitativi indistinguibili dagli analoghi video americani, dimostrando la maturità ormai raggiunta dai videoclip nostrani.

Nel breve cartone animato digitale, assistiamo alla contrastata storia d'amore tra un omino e una donnina dei cartelli stradali, separati dalla segnaletica. Quando un camion dell'Anas giunge a rimuovere il cartello dell'omino, questi abbandona il suo triangolo rosso per recarsi verso quello dell'amata; ma colpendo accidentalmente il cartello di lei, la fa cadere "attraverso lo specchio", per citare la buona vecchia Alice, nel mondo parallelo degli abitanti dei cartelli stradali.

Qui la ritrova dopo mille peripezie, in cui affronta e incontra automobili, motociclette, aerei e vigili urbani in versione segnaletica. Dopo la loro felice riunione, si accorgono però che il paese è sotto il controllo di una sorta di "dittatura stradale" sotto il controllo degli stilizzati vigili urbani. Essi fuggono allora di nuovo verso il nostro mondo, dove sono unificati, per sempre insieme, nel vecchio cartello stradale.

Il video è stato a lungo in testa alle classifiche italiane, (diciassette settimane nei primi venti per l'esattezza, primo per tre settimane) vincendo anche numerosi premi. Ovviamente per quanto riguarda la canzone siamo nei dintorni consueti della canzone d'amore vagamente malinconica, che pare raccontare di una storia d'amore ormai finita, ma con un tono sufficientemente vago per essere valida anche solo per descrivere i momenti di tensione di una coppia tali da poter rappresentare una soglia di rottura ("Le incomprensioni sono così strane / sarebbe meglio evitarle sempre / per non rischiare di aver ragione / ché la ragione non sempre serve").

In questo modo la canzone si pone come perfetto refrain doubleface per la generazione italiana degli anni 2000, incoraggiando a superare il vertiginoso momento di rottura ("Per dirti ancora che sei solo tu la cosa che per me è importante") oppure, se ormai il punto di ritorno è stato superato, come puro rimpianto nostalgico esistenziale.

Naturalmente anche il video, analogamente, gioca fino all'ultimo sul rapporto tra perdersi e trovarsi, per concludere con una nota positiva (alla fine i due amanti iconici si ritrovano e si uniscono) che, però, è abbastanza ambigua da non dare all'insieme una apparenza troppo definitiva. Ad ogni modo, un grande classico insuperato del videoclip d'animazione digitale italiano.

Apollo 11.

mercoledì 22 dicembre 2010

HERCULES AND LOVE AFFAIR "Blind" (2008)

Il gruppo è organizzato dal dj e produttore Andrew Butler, nativo di Denver.
Il video è del 2008.

Il pezzo inizia con una donna sdraiata a terra, con gli occhi chiusi. All’improvviso li apre e si alza in piedi, a fatica, con faccia sofferente. Sembra perplessa e disorientata. Molto in fondo alla sua vista si scorge un colonnato di due file con figure umane. Questo mi ricorda un po' l'antica Grecia: sia per l'architettura che per l'abbigliamento. Grecia con i principi di perfezione e bellezza; ma non c'è solo questo... "bisogna guardarsi dentro".
Lei passa attraverso alla gente, un po’ spaventata. Due inquietanti personaggi spiccano: completamente vestiti di rosso e si scorgono solo gli occhi.
Donne la fissano. Lei va avanti, poi quando si gira, scompare quello scenario e tutto è nebbia e nero. Un ballerino si aggira.
Lei tocca il fumo che aumenta sempre più.
Questo mi ricorda il fumo del brucaliffo in Alice in the wonderland, cartone animato della Disney.
Le volute del fumo in questo video e lei che ci mette la mano, quasi a giocare. Proprio come il brucaliffo che gioca col narghilè per scrivere “U” “R” – what you are?
Potrebbe essere un paragone con il nostro animo: cerchiamo sempre di nascondere un lato di noi. E il fumo protegge quel lato, impedendo la vista agli altri.
Successivamente si intravedono persone o che lottano o che si accoppiano, cedendo a una sorta di istinto primordiale, lasciandosi dietro le regole della società.
Lei inspira il fumo e si ritrova davanti le figure abbigliate di rosso e tutt’intorno un groviglio di gente che si muove.
Questo a fare da cornice a quello che sembra il capo.
Una figura completamente vestita di nero (uomo o donna?) con sul viso una riga: forse il volto spaccato?
Lei è sempre più spaventata. Si avvicina timorosa.
Si inginocchia e tutti stanno immobili.

Il testo dice che “le stelle sarebbero più luminose se le tenebre vengono lasciate dietro, che se è solo è come essere cieco e che deve esaminare il suo respiro e guardarsi dentro perché si sente cieco”.
Mi fa credere che si sottolinei che ognuno di noi ha più personalità e soprattutto una “oscura”.
Bisogna guardarsi dentro per rendersi conto di come si è e quindi, per vedere pienamente.

LaB

lunedì 20 dicembre 2010

KANYE WEST "Runaway" (2010)





Questa canzone è Runaway di Kanye West, dell’anno 2010. L’autore è un rapper e produttore discografico statunitense.

Il video inizia con il cantante che si alza da una tavolata enorme e va a suonare il pianoforte.
Durante le prime note arrivano correndo delle ballerine classiche, con tanto di tutù corto e punte.
La melodia iniziale è delicata e i movimenti sono fluidi, flessuosi e morbidi, di stile classico.
Bello che solamente tre ballano e le altre sono immobili, in cerchio e di schiena. In attesa di incominciare.
Queste iniziano solo quando arrivano le parole.
E i movimenti non sono unicamente di classico, ma c’è anche lo stile contemporaneo. Notare come le linee del corpo sono spezzate: i piedi rivolti all’interno, mani tenute a 90 gradi, schiene incurvate e i passé paralleli. Tutte cose all’opposto di classico.
Le ballerine sono variegate: alcune ballano classico, altre contemporaneo.
Quest’ultimo stile sembrerebbe confermato poiché le facce delle danzatrici sembrano impassibili, non esprimono alcun sentimento.
A un certo punto la musica diventa più ritmata, a scatti, e allora anche i movimenti lo diventano, quasi robotici. Le ballerine rimangono in posa come ci fosse stato un fermo immagine.
Il video prosegue e vengono inquadrati gli ospiti alla tavola che innalzano tutti un calice, tranne una. Anch’essi immobili, in posa.
Poi il cantante sale sul piano. A simboleggiare una protesta o che non esistono più regole?

Comunque sia il pezzo è ispirato al film omonimo Runaway di M. Crichton del 1984. Pellicola di fantascienza. Venne però oscurato da un altro successo dello stesso anno: Terminator.

La trama è : un funzionario di polizia in un futuro scopre come programmare robot per uccidere. Crea così dei veri e propri killer privi di sentimenti e rimorsi. Finché un giorno suo figlio diventa un obiettivo.
L’abbigliamento delle ballerine è completamente nero. Forse a indicare il lutto per la gente uccisa dai robot killer?
Mi piace il video, oltre che per la danza, perché con le ballerine ferme mi pare di ammirare un quadro di “Degas”.
Anche la musica è da apprezzare.

LaB

sabato 11 dicembre 2010

Queen, "These Are The Days Of Our Lives" (1992)

"These are the days of our lives" è un video di particolare importanza nella videografia dei Queen. Innanzitutto, è l'ultimo video che vede la presenza di Freddie Mercury, il frontman del gruppo, a causa della malattia che di lì a poco lo avrebbe portato alla morte. Per tale ragione il filmato, realizzato nel 1991, venne registrato in bianco e nero, in modo di mostrare il meno possibile i segni del male che aveva colpito il cantante. La canzone, pensata come il canto del cigno del cantante, riprendeva elementi sonori e testuali di "Love of my life", una canzone del 1975, risalente ai tempi in cui la band, nata nel 1971, iniziava a scalare le classifiche mondiali con la sua "Bohemian Rapsody" (1975). La canzone ottenne ovviamente il primo posto incontrastato nelle classifiche di quell'anno.

Un altro elemento di interesse è l'inserimento di bellissime animazioni in stop motion all'interno del video che si alternano alle scene filmate in bianco e nero, creando un suggestivo contrasto visivo col loro tratto a pastello e colori vivaci, rievocando nostalgicamente un'America anni '50 adatta al tono inevitabilmente melanconico della canzone e del video. Le animazioni, eccellenti per qualità, uscivano dagli studios della Disney, che controllava in quel periodo l'etichetta musicale con cui pubblicavano gli stessi Queen. Dopo un periodo di stasi negli anni '80, nonostante titoli pur validi, la Disney si andava rilanciando col nuovo decennio tramite titoli come la Sirenetta (1990), Aladdin (1991) e seguenti: anche la qualità di questo video, che segna un interessante esperimento crossmediale disneyano, dimostrano in pieno la ripresa.

Apollo 11

Aqua, "Barbie Girl" (1997)

Il video "Barbie Girl" ha segnato il successo del gruppo danese-norvegese "Aqua", esistente fin dal 1989 come Joyspeed, ma giunto al successo in patria solo nel 1996 con "Roses are red" e lanciato internazionalmente l'anno dopo con questo titolo.

Il video, in questo caso perfettamente collegato alla canzone, mostra i membri del gruppo come protagonisti di un "barbie world" ispirato al celebre giocattolo della Mattel, di cui viene esaltata la natura artificiale, fittizia e plastificata, e sottolineati i nemmeno troppo celati rimandi sessuali che intercorrono tra la cantante, una Barbie abbastanza credibile, e il cantante maschile, un improbabile Ken totalmente calvo che richiama piuttosto il mastrolindo pubblicitario.

La Mattel ovviamente ha trascinato la casa discografica in una causa per l'abuso del loro giocattolo in un contesto che non gli faceva certamente onore, assumendolo come metafora di apparenza stereotipata e superficiale; ma perse la causa, anche perché il nome Barbie è un nome comune in inglese, diminutivo di Barbara, e difficile da dimostrare come copyright.

Per quanto ancora attivi, gli Aqua non reduplicarono mai il successo di Barbie Girl, benché ci andarono vicini col di poco successivo Doctor Jones, che se la prendeva con un altro grande archetipo della cultura popolare, l'Indiana Jones eroe filmico e videoludico (sarà un caso, ma sono proprio gli anni in cui esce il videogame Lara Croft, la prosperosa archeologa inevitabilmente ispirata al buon vecchio Indy).

Dopo quindi il successo di "Doctor Jones", sempre del 1997, dove la cantante, archeologa improvvisata catturata dai cannibali, implorava il calvo dottor Jones di svegliarsi e soccorrerla, gli Aqua sono spariti perlomeno dalle prime fila della scena musicale. Tuttavia la loro ossessiva e martellante ode alla Barbie, probabilmente, resterà a lungo - forse per sempre - nell'immaginario collettivo.

Apollo 11

giovedì 9 dicembre 2010

Prima di MTV


Il collegamento tra musica e spettacolo è ovviamente antichissima, e si ripropose quando al teatro si affiancò il nuovo medium del cinema, verso la fine dell'Ottocento.

The little lost child” (1894) fu un primo esempio di video musicale protocinematografico; l'accompagnamento musicale, tuttavia, veniva ovviamente realizzato live, dato che il sonoro sarebbe arrivato solo trent'anni più tardi. Nel 1895 a Parigi nasceva la Gaumont Film, che nel 1900 avrebbe brevettato un primo prototipo di “Sound Film”, che a lungo però si sarebbe rivelato commercialmente inefficiente.

Solo con gli anni '20 dell'Età del Jazz si giungerà allo sviluppo di brevi filmati sonorizzati e musicali. I primi giungono 1923, ed è proprio la loro diffusione a portare all'applicazione del sonoro anche per i lungometraggi cinematografici. Il primo di essi è, non a caso, un musical, “Il cantante di Jazz” (1927). Negli anni '30 film musicali brevi e lunghi furono uno dei generi dominanti sul mercato, con la nascita di star del calibro di Ginger Rogers e Fred Astaire, mentre anche il nascente genere dei cartoni animati si basava soprattutto su brevi animazioni ispirate a brani musicali, le “Silly Simphonies”.

Intanto, nel 1940 nasceva il Juke Box (prototipi di questo esistevano fin dal 1890, basati sull'idea, gradualmente perfezionata, di collegare il fonografo ad un coin-op) e immediatamente ne venne realizzata anche la versione visiva su cui erano proiettati i cosiddetti “soundies”, brevi film musicali, gli ultimi dei quali furono girati nel 1947, declinando nella nuova sensibilità postbellica.

All'indomani della seconda guerra mondiale anche il genere del musical veniva infatti rilanciato con una rilettura più ironica e smaliziata del genere nei suoi grandi capolavori come “Un americano a Parigi” (1951), il metaletterario “Singin In The Rain” (1952) e “Gli uomini preferiscono le bionde” (1953), dove la performance di Marylin Monroe che canta “Diamonds are a girl's best friends” ispirò a Madonna lo stile dominante dei suoi videoclip anni '80. Nuove celebrità di primo piano emergevano dal musical, come Judy Garland e Gene Kelly.

Negli anni '60, nonostante il perdurare di musical di successo come West Side Story (1961), l'affermarsi del rock produsse una crisi di questo modello musicale. I Beatles però iniziarono dal 1964 a realizzare film musicali promozionali dei propri album presto imitati dai The Byrds (1966) e quindi dai Rolling Stones col loro Circus (1968).

Con l'inizio degli anni 1970 video ben realizzati si dimostrarono così uno strumento promozionale fondamentale per i nuovi gruppi: nel 1972, gruppi come gli svedesi ABBA e un solista come David Bowie emersero proprio anche grazie all'uso avanzato fatto dello strumento del video. Nel 1974, la tv australiana iniziava le prime trasmissioni dedicate alla presentazione dei video musicali, imitati presto dal britannico Top Of the Pops, la più importante trasmissione musicale inglese. Nel 1975 gli Who girarono il loro film “Tommy”, la prima importante rock opera, seguita a breve dal Rocky Horror Picture Show (1975), mentre lo stesso anno i Queen facevano realizzare interamente su videotape un video del loro successo “Bohemian Rapsody”. Con la fine della decade, il gruppo inglese The Buggles celebra la fine di un'era con la propria canzone più famosa: “Video Killed the Radio Stars” (1979), che parla di come l'avvento dei video abbia appunto eliminato le star della radio, trasformando definitivamente la rockstar da personaggio musicale in personaggio visivo.

A inizio della decade la canzone sarà, non a caso, la prima ad essere trasmessa dalla neonata MTV (1981), la prima TV dedicata esclusivamente ai video musicali (la prima trasmissione in assoluto era stata la scena dell'atterraggio dell'Apollo 11 del 1969, dove Armstrong non piantava una bandiera americana sulla Luna, ma quella di MTV).

Due anni dopo, il video “Thriller” (1983) di Michael Jackson, realizzato dal regista John Landis con un budget di mezzo milione di dollari, cifra allora esorbitante per un corto, segnò il nuovo standard dei video musicali (e fu fra l'altro il primo video di un artista afroamericano a passare su MTV). La moderna età dei video era ufficialmente iniziata.

Apollo 11